venerdì 26 marzo 2010

l'articolo di Walter Fochesato su Andersen marzo 2010

Alberto Ruggieri


Da Andersen marzo 2010



Non solo illustrazione per l’editoria e per l’infanzia:


vignette e tavole di matrice surrealista, giocose e liriche ma anche dal tono acre e impietoso, satiricamente folgoranti.



Di Walter Fochesato



Capita, talvolta. Si fa una recensione, magari resta lì in attesa, per un numero o due. Poi esce ed ecco che immediatamente dopo allo stesso autore si decide di affidare la copertina. E’ il caso appunto di Alberto Ruggieri, del quale ho appena presentato un suo bell’album


(l’erba voglio) per la collana Panini degli “illustrati d’autore”. In effetti le sue incursioni nel campo dell’illustrazione per l’infanzia sono sempre state piuttosto parche e limitate soprattutto alla collaborazione con Panini, il primo libro è del 2000 se ben ricordo, ed Editori Riuniti.



Ben maggiore e ben più noto è il suo lavoro, dapprima nel fumetto e quindi, intenso e qu


alificato, nel settore delle riviste e dei periodici. Da professionista serio e attento Alberto sa ben distinguere gli ambiti e le occasioni, modulando e adattando il suo segno ma al tempo stesso mai rinunciando alla propria cifra stilistica, alle proprie scelte. Affinandole semmai e cercando nuove strade e tecniche e modi di sperimentare. Ecco allora, anche per la nostra copertina, l’uso di un insolito supporto come quello delle tavolette di legno, sul quale stendere un colore di fondo che ben lasci però in evidenza le originali scabrosità della materia, perché anche esse diventino parte della rappresentazione (e della narrazione). Uso, e oso, questo termine giacché, come vedremo anche più avanti, i suoi interventi non sono mai meri riempimenti ma hanno, a ben guardarli, sempre una storia da offrirci, un percorso a cui invitarci.



Torno adesso alla cover che si impone per rigore creativo e armonia del comporre. Il segno è forte e marcato ma elegante e i colori, sulla base cenere, squillano e si impongono. Si accendono, come sempre acc


ade in lui, talvolta ci provocano, nella loro sostanza che rimanda ai Fauves, quali Derain, e Rouault. ( E sarà magari per questo che quando scrivo il suo cognome scatta sempre l’autocorrezione e vien fuori Ruggirei).



In effetti Ruggieri è un artista colto che ben conosce le avanguardie del XX secolo. Nelle sue vignette è facile cogliere una vena o, a dir meglio, una matrice surrealista. Certamente giocosa e lirica (come nelle innumerevoli variazioni attorno al tema della coppia e dell’amore) ma



anche, se serve, acre e impietosa, acuta e folgorante nella sua dimensione satirica (e morale). Più Topor, a me pare, che Folon, e più Max Ernst che il solito Magritte. Basti vedere, in queste pagin

e, la televisione che, con felicissima invenzione, diventa per i bambini odierno e consapevole pifferaio di Hamelin. O, ancora, il tema del cervello e del suo non uso e la creatura ebete e defor


me (ritorna il tema della TV) che, uscendo dal video, mostra una testa a forma di sciacquo


ne e coppa del cesso. Penso poi al

personaggio dalle orecchie d'asino che, beatamente sta infilando la scheda nell’urna. Forse si tratta di elezioni organizzate nel Paese dei balocchi e l’elettore fra breve comincerà a ragliare e a camminare con le mani e i piedi, finche si sentirà spuntare una coda. Mentre a presidente del consiglio sarà confermato l’omino di burro, capace di “mille smorfie e mille maniere ma anche di staccare” con un morso la metà dell’orecchio destro” ad uno dei ciuchi che guidano il carro. Disegni sintetici e, al tempo stesso, intensamente materici, naturalmente portati all’espressionismo ma connotati, al tempo stesso, da una fisicità che può far

pensare al Sironi, illustratore degli anni ‘30 e ’40. Disegni che raccontano, scrivevo poco sopra,


che rivelano e squadernano – ora con dolcezza ora con durezza - pensieri e ossessioni, capaci di render vive inaspettate metafore (come il Bilbolbul di Attilio Mussino). C’è in Alberto la mirabile capacità di condensare in un immagine un’idea, di dar forza ad un concetto, di rivelare, con nostro stupore, quello a cui non avevamo mai pensato e che, adesso, ci sembra quasi naturale, come qualcosa che faceva già parte delle nostre conoscenze.


Credo che, fermandomi un poco sui libri per bambini, una delle sue prove più felici sia stata senza dubbio il Gelsomino nel paese dei bugiardi edito per gli Editori Riuniti in “Matite italiane” nel 2000. Qui la dimensione espressionista emergeva pienamente e c’era un susseguirsi di tavole che davano vita ad una narrazione ariosa e briosa, ricca di piccole e continue trovate, di costanti giochi con il testo. Fino alla voluta attualizzazione del racconto rodariano. Mi sembra che di queste creazioni si sia ricordata anche Valeria Petrone nella sua recente e nuova interpretazione. Certamente segno e tecnica sono completamente diversi, lontanissimi l’uno dall’altro, ma – soprattutto verso la fine del volume – certe tavole paiono proprio prese, come fonte di ispirazione, da quelle di Ruggieri.



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